Urologia domande e risposte

urologia domande e risposte

Urologia domande e risposte: ecco tutte le F.a.q. a cura del Centro Medico Milano Unisalus. In questo articolo l’urologo risponde a quelle che sono le domande più frequenti che gli vengono chieste in sede di visita.

Quali patologie tratta l’urologia? Urologia domande e risposte

L’urologia tratta tutte le malattie legate all’apparato urinario e le patologie legate all’apparato genitale maschile. Fondamentalmente questo è il campo di azione dell’urologo. Vicini ai ginecologi che si occupano dell’apparato genitale femminile. Mentre l’apparato urinario è prerogativa esclusivamente dell’urologo.

Quali sono le malattie e le Patologie più frequenti che l’urologo riscontra?

Quelli che si riscontrano con più frequenza sono tutti i disturbi del basso apparato urinario. Sia dell’uomo, sia della donna. Infatti nell’uomo è l’ipertrofia prostatica la patologia più frequente. Mentre nella donna sono frequenti le cistiti o le incontinenze da stress o urinarie in generale. Questi sono i due campi che differenziano l’uomo e la donna. Poi la calcolosi urinaria naturalmente che anche nelle nostre zone, nelle nostre latitudini è abbastanza frequente. Anche questa è una patologia di pertinenza dell’urologo. Oppure ancora nell’uomo l’idrocele o la prostatite.

Ma l’urologia può essere considerata più una branca medica o chirurgica?

L’urologia fra tutte le specialità mediche è quella, forse, più affascinante per certi versi. Perché abbraccia a una grossa parte della medicina. Quindi dai trattamenti medici ai trattamenti chirurgici. Ma il più delle volte questi trattamenti vanno integrati. In altre parole, esistono delle patologie in urologia che non soltanto necessitano di un trattamento chirurgico. Dopo hanno bisogno anche di un supporto con i farmaci. Un esempio può essere dato da quei casi di ipertrofia prostatica benigna. Che vengono operati perché il paziente è ostruito. Insieme ad essa c’è anche una possibilità di avere una vescica iperattiva, che è una condizione patologica particolare e frequente. Se quest’ultima non è trattata adeguatamente con dei farmaci specifici, il paziente continua ad avere gli stessi sintomi che aveva prima. Pur essendo stato operato.

Ma intanto quali sono le patologie più gravi che devono preoccupare maggiormente?

Ma veramente quelle che devono preoccupare sono tutte le patologie neoplastiche e tutte le patologie oncologiche. Prima di tutto il cancro della prostata. In secondo luogo anche il cancro della vescica e del rene sono delle neoplasie. Che inoltre, rispetto ad altre neoplasie, hanno una frequenza non indifferente. Il cancro della prostata è sicuramente oggi la neoplasia più frequente nell’uomo perché sono aumentate molto le diagnosi. Quindi ci si approccia al problema del cancro della prostata con un’attenzione particolare. Grazie anche alla scoperta degli anni ‘80 del PSA. Il PSA è una molecola prodotta naturalmente dalla prostata che non è un marker tumorale. Tuttavia è un marker d’organo. Così ci ha permesso di scoprire più diagnosi sul cancro della prostata rispetto ad un’era precedente.

Ci sono le novità continue nel settore?

Sicuramente l’urologia è anche affasciante perché ha visto nel corso degli ultimi decenni l’avverarsi di rivoluzioni copernicane. Ad esempio la litoressia extra corporea. Un tempo i calcoli si operavano tutti per via aperta. Molto invasiva. Poi c’è stato l’avvento della litoressia extra corporea, il classico bombardamento. Non solo la litoressia extra corporea. Infatti oggi abbiamo la possibilità con degli strumenti estremamente piccoli di poter accedere alle vie urinarie. Per poi trattare direttamente i calcoli e favorire con più facilità l’espulsione degli stessi o l’asportazione. Altra novità? Sicuramente il robot che è stato introdotto recentemente anche in urologia che per certi casi selezionati trova una corretta indicazione di minor invasività.

Quali sono i primi campanelli di allarme che dovrebbero far preoccupare?

Il primo campanello di allarme è quando ci si accorge di andare ad urinare un po’ più spesso. Questo è il motivo per cui spesso il paziente va da un medico specialista urologo. L’altro campanello, che non è spesso valutato bene dal paziente, è una riduzione della forza del getto urinario. Perché avviene gradatamente ed il paziente magari non ci bada però spesso.

Ma c’è una fascia d’età più a rischio?

No, più si va avanti con l’età e più questi tipi di disturbi aumentano. Ma non sono necessariamente collegati con l’ingrossamento della prostata. Superata una certa età si avrà la prostata con disturbi oppure no. La prostata ce l’abbiamo tutti. Però i disturbi che ha un paziente possono essere diversi da quelli che ha un altro. Quindi quello che è importante ai fini di stabilire la corretta condotta terapeutica è vedere che tipo di sintomatologia ha il paziente. Poi quanto è in grado di sopportarla. Infine quanto è in grado di accettare determinate terapie mediche. Anche, perché spesso il paziente rifiuta di fare una terapia, perché questa terapia potrebbe compromettere per esempio la funzione sessuale. Quindi il paziente ancora non anziano, dice: no un momento io voglio vedere se riesco.

Quindi si interviene dopo una analisi accurata, stabilendo se bisogna intervenire in maniera chirurgica?

Esatto non bisogna operare con leggerezza. Bisogna avere una corretta indicazione. Perché se è sbagliata, l’intervento può fallire. Anche se effettuato in maniera corretta. Perché non essendo necessario, non era quello il caso in cui si doveva operare il paziente. Stabiliamo prima con esattezza che quel paziente ha una serie di sintomi tali che determinano dei disturbi. Così elevati da non poter essere curati dalla terapia medica classica. Allora entra in campo la terapia chirurgica. La terapia deve essere comunque mini-invasiva. Cioè scordiamoci il grosso il taglio per l’ipertrofia prostatica benigna. Ormai è un ricordo del passato.

Quali sono i tempi di recupero per il paziente?

Ma oggi i tempi di recupero sono sicuramente molto più brevi di quanto non lo fossero in passato. Quando si facevano appunti interventi per via aperta. Oggi si opera sempre e quasi sempre esclusivamente per via endoscopica. Infatti si possono operare quei pazienti che fanno terapia con anticoagulanti, grazie al laser. Quei pazienti hanno necessità per problematiche cardiologiche di tenere il sangue un po’ più fluido. Un tempo bisognava sospendere il trattamento e poi operare il paziente. Proprio per evitare i sanguinamenti eccessivi. Ora questo non è più necessario. Perché la chirurgia laser riesce a fare degli interventi praticante esangui. Senza necessità di sospendere terapie che sono anche terapie importanti. Ad esempio come quelle cardiologiche. Come sono messe le nostre strutture nel sud, per esempio in Sicilia? Per questi tipi di interventi sappiamo che abbiamo fatto passi in avanti. Soprattutto negli ultimi decenni.

Prevenzione, cosa può fare il soggetto per prevenire il problema alla prostata?

Io quando facevo lezione dicevo che l’unica maniera per prevenire l’ipertrofia prostatica, dovrebbe essere sottoporre il paziente ad una castrazione. Perché sono i fattori ormonali che si alterano nel tempo e portano all’ipertrofia prostatica. Quello che posso dire sicuramente, è che l’attività fisica aiuta. Cioè la vita sedentaria favorisce l’ingrossamento della prostata. Poi è la dieta che può avere un significato. Nel senso che non deve essere mirata e impedire l’ingrossamento della prostata. Ma deve essere una dieta tale che evita il sovrappeso. Ecco ci sono questi accorgimenti per evitare il sorgere dell’ipertrofia prostatica. O quanto meno ritardarla. Poi una volta che l’ipertrofia prostatica è presente e dà sintomi, la prevenzione ha un ruolo chiave. Infatti è quella che serve per evitare le future complicanze importanti. Quali sono per esempio la ritenzione acuta dell’urina. Allora la prevenzione si fa attuando una terapia medica che allontana di molto nel tempo, se non addirittura elimina il pericolo di un intervento chirurgico.

C’è un legame con qualche fattore ereditario?

No. Per quanto riguarda l’ipertrofia prostatica è legata al sesso maschile. La famigliarità entra un gioco quando parliamo di carcinoma della prostata. Si è visto da alcuni studi. Sui pazienti che hanno dei parenti in linea diretta maschile ovviamente. Per esempio se il padre o lo zio o il nonno sono affetti dal carcinoma della prostata, questi sono dei soggetti più a rischio. Per cui devono attuare la prevenzione che si fa facendo il dosaggio del PSA molto più precocemente. In modo dunque diverso rispetto a chi non aveva parenti che avevano avuto tale patologia.

Quando c’è il carcinoma della prostata si interviene chirurgicamente per rimuoverlo?

Con il carcinoma della prostata si interviene chirurgicamente. Cioè si rimuove tutta la prostata in blocco. L’intervento è ovviamene più complesso rispetto a quello che si fa per l’ipertrofia prostatica. Laddove viene solamente asportato l’adenoma, cioè quella parte che si è ingrossata e che causa l’ostruzione. Il carcinoma della prostata invece per essere radicale, abbisogna che sia tolta tutta la prostata completamente. Chiaro che è un intervento che ha anche delle possibili complicanze. Più che complicanze, degli effetti desiderati. Che sono ad esempio il deficit erettile e l’incontinenza urinaria. Oggi con tecniche particolari si può evitare sia uno che l’altro. Però è bene che il paziente venga sempre informato dei rischi che incontra facendo questo tipo di intervento.

Si possono fare dei controlli preventivi?

Sopra i 50 anni il dosaggio del PSA è uno dei controlli che va fatto. Il PSA ci ha aiutato sicuramente a fare moltissime diagnosi rispetto al passato. Intendiamo quella di tumore della prostata. Infatti è un esame che va interpretato in maniera corretta e va fatto in maniera adeguata.

Come si esegue questo esame del PSA è un esame difficile?

No. Anzi è un esame di routine. Si fa un prelievo di sangue e viene dosato, ormai oggi in tutti i laboratori fanno il dosaggio del PSA. Però va interpretato in maniera corretta, perché altrimenti può generare degli allarmi inutili.

Quindi che consiglio si sente di dare ai pazienti?

Il consiglio è di fare una vita sana. Fondamentalmente superati i 50 anni, fare almeno una volta all’anno una visita specialistica urologica di prevenzione. Anche insieme con un dosaggio del PSA e non aspettare che la situazione si aggravi. Ma ricorrere al proprio medico di famiglia o allo specialista, all’insorgenza dei primi sintomi urinari. Per poter porre subito riparo. Urologia domande e risposte. Se vi è piaciuto questo articolo e volete saperne di più contattateci. L’urologo risponde alle vostre domande.

Dettaglio Autore
Medico Urologo

Il Dottor Fabio Leva è Medico Urologo a Milano. Effettua visite specialistiche presso il Centro Medico Unisalus.

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